Il Libro del Cortegiano.
(In fine:) In Venetia nelle case delli heredi d'Aldo Romano, et d'Andrea d'Asola suo suocero, nell'anno M.D.XXXIII (1533) del mese di Maggio.
In-16° (mm 153x93), carte 7, 1 carta bianca, 215 cc.num., (ma 211) per salto di numerazione da carta 184 a carta 189, con testo completo. In fine 1 carta con Marca tipografica aldina. Altra marca tipografica aldina al frontespizio. Ex-libris "Conte Leonardo Vitetti. Ambasciatore d'Italia" al piatto anteriore. Ex-libris "Collezione aldina di Stelio Valentini" alla carta di guardia. Brunitura al frontespizio in alto con piccolissima mancanza di carta che non tocca il titolo, timbro di appartenenza in basso: "L.A. Millin de Grandmaison". Legatura in marocchino moderno bordeaux, con dorso a 5 nervi, con titoli oro, tagli dorati. Piccoli forellini di tarlo marginali alle ultime carte, altrimenti Ottimo esemplare.
Rara e molto ricercata edizione. Nella prefazione, Alle Gentili donne, si annuncia questa seconda edizione Aldina come più correta della prima in-folio: "è più correta del primo, secondo l'esemplare iscritto di mano propria d'esso Autore: & in forma più picciola, e maneggevole: accio sempre in ogni luogo, e tempo il possiate à vostro bello agio portare in seno, & havere à mano". Renouard, 107-108. Baldassarre Castiglione (Mantova 1478-Toledo 1529). Letterato, di illustre famiglia (la madre era una Gonzaga), fu alla corte di Ludovico il Moro, del marchese Francesco Gonzaga e dei duchi di Urbino (1504-1513). Al soggiorno urbinate risale la stesura della maggior parte dei suoi scritti, tra cui il Cortegiano, un primo abbozzo del quale è del 1507 (prima edizione 1528), ma la cui composizione fu ripresa successivamente a Roma, dove il Castiglione si era trasferito come ambasciatore dei signori di Mantova. Accanto all'attività letteraria, ebbe un'intensa attività guerresca e diplomatica e fu nominato nunzio in Spagna da Clemente VII nel 1524. La sua opera maggiore e più fortunata è il Cortegiano, di larga risonanza europea e fra l'altro imitato da L. Gòrnicki col suo Deworzanin polski, nel 1566.